Istituto di Studi sul Mediterraneo
Il Mediterraneo rappresenta una forte catena, composta da infinite relazioni culturali ed economiche.
Cronache Mediterranee, come testata giornalistica internazionale analizza tutti gli aspetti cruciali che riguardano l’area mediterranea. Ad esempio c’è una realtà che merita grande attenzione, come l’Istituto di Studi sul Mediterraneo, che studia in maniera capillare le dinamiche e la natura dei processi di crescita e sviluppo dei paesi dell’area. Le attività di ricerca dell’Istituto si basano su alcuni assi tematici fondamentali che, valorizzano le competenze scientifiche dell’Istituto, mirano a descrivere aspetti diversi dei paesi del Mediterraneo attraverso:
l’analisi dei processi di sviluppo e del dualismo regionale che vede contrapporsi e persistere la dipendenza funzionale tra aree povere e aree ricche; l’analisi comparativa e prospettica dei processi di governance, i processi di formazione delle istituzioni e il loro funzionamento in ambito europeo ed euromediterraneo; lo studio del territorio, dell’ambiente e del paesaggio come fattori di sviluppo e stabilità; lo studio dei flussi commerciali e della logistica; lo studio delle migrazioni e dei fenomeni socio-culturali.
Il direttore dell”Istituto di Studi sul Mediterraneo, Salvatore Capasso, interviene in esclusiva su Cronache Mediterranee. Direttore Salvatore Capasso il vostro Istituto che obiettivi ha raggiunto nel 2020?
L’Istituto di Studi sul Mediterraneo è un istituto di ricerca del CNR, e come tale si propone di contribuire allo sviluppo della conoscenza su temi legati al Mediterraneo.
Date le competenze squisitamente di scienze umane, i ricercatori dell’ISMed si concentrano su temi spesso legati alle emergenze socio-economiche dell’Area: mancato sviluppo, crescita delle diseguaglianze, problemi ambientali, migrazioni, sono solo alcuni delle questioni fondamentali che l’ISMed affronta.
La mission è quella di contribuire alla ricerca su questi temi con l’obiettivo di suggerire ai policy maker l’implementazione di politiche adeguate ed efficienti. Nel corso del 2020, i ricercatori dell’ISMed hanno proposto decine e decine di articoli e volumi su un vasto insieme di temi lavorando anche per istituzioni di governo dei territori.
Tra qualche settimana sarà pubblicato, per la prima volta in inglese, il Rapporto sulle Economie del Mediterraneo che da quasi due decenni offre uno spaccato approfondito delle condizioni politiche e socio-economiche delle economie del Bacino. Quest’ultimo, tra gli altri, rappresenta nel panorama internazionale un prodotto della ricerca che è un punto di riferimento per che di occupa di Mediterraneo.
Qual è secondo lei la più grande qualità del Mediterraneo?
Il Mediterraneo è un’Area di grandi diversità e differenze. Economie della sponda Nord, con redditi pro capite più elevati e una crescita demografica stagnante, si contrappongono ad economie della sponda sud ed est piu’ giovani e con redditi pro capite inferiori.
Queste differenze rappresentano opportunità di crescita e prosperità per tutta l’Area.
Infatti, è da queste disparità che si alimentano flussi commerciali e di capitale umano che possono far aumentare produttività e crescita non solo nei paesi di destinazione, ma anche in quelli di origine.
L’Italia secondo lei svolge ancora un ruolo importante nel Mediterraneo?
Con il raddoppio del canale di Suez e lo sviluppo del nuovo gasdotto TAP, il Mediterraneo è di nuovo centrale per l’Europa, e anche per le grandi economie come Cina e Stati Uniti. L’Italia che geograficamente si pone al centro di questa Area, puo’ giocare un ruolo cruciale non solo economico ma anche politico.