Detto semplicemente
di Maria Marucci
A dieci anni di distanza, Davide ripercorre i momenti affrontati in quei mesi iniziati con un’apparente leggerezza e terminati tragicamente.
Il racconto della vita semplice e “normale” di un ragazzo che, invece, si rivelerà confuso e insicuro. Davide conosce Federico, che sarà uno dei suoi pochi amici, se non l’unico; poi c’è Totò che spesso risolleverà l’umore del suo coinquilino, facendo qualche battuta, nelle frequenti cene di gruppo; il protagonista troverà, in lui, le caratteristiche di un vecchio saggio che impartisce consigli qua e là, ed è proprio grazie a questo personaggio che Davide inizia a dubitare di sé stesso, a conoscere e capire le sue debolezze, ma tutto ciò è solo l’inizio di un percorso di scoperta e di crescita personale, che purtroppo culminerà con una spiacevole sorpresa.
Davide è una persona che, come tante, vive delle esperienze nuove e, alla fine, il messaggio principale è che, per ognuno di noi, il centro di tutto è la nostra mente.
Un romanzo che, pur narrando scene di una abitudinaria quotidianità, fa riflettere sulle scelte che si fanno, su quelle che si evitano e su tutte le conseguenze da esse comportate.
Primo estratto con argomentazione:
Detto semplicemente, pag. 124
“Hai mai infranto una regola? Hai mai messo da parte un dovere per inseguire un sogno? Hai mai voluto superare te stesso nel fare sempre meglio qualcosa?” questa, a mio parere, è una tra le parti più significative del romanzo: Davide è posto davanti alla realtà che fino ad ora ha trattenuto.
Spesso per quieto vivere o per altre comodità, ci si crogiola, si affronta la vita con una leggerezza che è esattamente opposta a quella descritta da Italo Calvino, che dice “Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”.
Secondo estratto con argomentazione:
Detto semplicemente, pag. 40
A volte ci sentiamo in dovere di fare qualcosa, perché chi ci circonda lo reputa adatto a noi, ma ciò è giusto solo fino ad un certo punto, infatti, quando queste situazioni iniziano a limitare i nostri voleri e i nostri desideri, bisognerebbe prendere una posizione, capire se il consiglio esterno ci è stato fornito per aiuto, oppure per esaltazione di una forma di egoismo, diventando, quindi, un’imposizione, un obbligo.
Per alcuni, il giudizio delle altre persone è fondamentale, per altri, al contrario, è un aspetto quasi irrilevante, quindi bisogna capire perché ci si affidi spesso al giudizio altrui.
L’inclusione nella società, tramite un target che ci definisce, è il motivo principale, sentirsi protetti, quando si è in gruppo, è un dato di fatto.
Ma i problemi “iniziano” quando ci si distacca dall’opinione altrui; è davvero necessario rimanere in una “comfort zone”, solo per evitare di affrontare determinate situazioni? Si è disposti a rinunciare alle proprie idee per essere accettato da chi sta intorno?
Penso che tutto ciò dipenda dal carattere di ognuno di noi; rileggendo il post precedente, si può affermare che il distaccarsi dal giudizio di altre persone è un requisito fondamentale per poter “infrangere una regola”, per poter “inseguire un sogno”.