CATANIA, ERUZIONE DELL’ETNA, SPETTACOLO E NON SOLO

Nelle prime ore della serata del 16 febbraio 2021 l’Etna ha mostrato il volto più bello delle sue attitudine, una spettacolare eruzione. L’attività stromboliana ha proiettato un’alta nube scura che il vento ha trascinato sulla zona sud di levante ed una colata lavica di enorme proporzione in una vasta area alle falde del vulcano. E’ stata avvertita in tutta la zona fino al capoluogo Etneo una pioggia di cenere, ma anche di alcune piccole lapilli (pietre), causando persino la chiusura dell’aeroporto internazionale di Catania. Moltissime persone, curiosi, si sono spinti nelle vicinanze del cratere per osservare il fenomeno quanto più vicini possibile per uno scatto quanto più emozionante possibile, un gesto d’imprudenza, non soltanto per essere colpiti da lapilli vaganti, ma per l’effetto nocivo delle polveri vulcaniche. 

Non sapevo, prima d’ora, il danno che potrebbe causare respirare aria di origine vulcanica. Durante la pioggia di cenere, a quell’ora mi trovai coinvolto per strada nei pressi di casa mia a respirare quell’aria e fui subito colpito da un malore di origine respiratorio, tosse in continuazione, spossatezza e palpitazioni che poi cessarono dopo un paio d’ore. Ne parlai col mio medico, Dr.ssa Rosaria Platania e mi spiegò quanto poi ho riscontrato su internet, e cioè: La cenere vulcanica non è velenosa, ma proveniente dai visceri della terra non sappiamo con esattezza i contenuti minerali nocivi alla salute. La sua inalazione può causare problemi a coloro il cui sistema respiratorio è già compromesso a causa di malattie quali l’asma o l’enfisema. Coloro che indossano lenti a contatto dovrebbero usare precazioni, mettere gli occhiali in occasione di eventi del genere. Inoltre la combinazione di ceneri vulcaniche con l’umidità dell’aria può portare alla formazione di una sostanza simile al cemento che intacca i polmoni. Chi si trova coinvolto in eventi del genere dovrebbe dotarsi di filtri per l’aria, vestiti impermeabili e mascherine per la respirazione.

L’evento più devastante è chiamato flusso piroclastico. Avviene in tutte quelle eruzioni vulcaniche in cui si crea una sorta di “valanga” di ceneri calde, gas e rocce che fluiscono ad altissima velocità lungo i fianchi del vulcano. È un flusso così veloce a cui è impossibile sfuggire. 

La storia racconta:

Nel 1902 la città di Saint-Pierre in Martinica fu distrutta da un flusso piroclastico che uccise più di 29.000 persone.

Le ceneri vulcaniche inceppano qualsiasi dispositivo meccanico. Pertanto rappresentano un grande pericolo per qualsiasi aereo che si trova a volargli vicino. Sono documentati moltissimi casi di aeroplani danneggiati a causa dell’incontro con ceneri vulcaniche. Il motore cessa di funzionare, la benzina e l’acqua si intorbidiscono, rendendo necessaria e immediata una riparazione.

Durante l’eruzione vulcanica del 1982 a Galunggung in Indonesia un Boeing 747 della British Airways attraversò una nube di ceneri vulcaniche che inceppò tutti e 4 i motori. L’aereo discese planando come un aliante dalla quota di crociera FL370 (37.000 piedi) alla quota di FL120 (12.000 piedi). In quel momento, usciti dalla nube di cenere vulcanica, i motori ripresero ad accendersi in sequenza, non essendo mai stato interrotto l’afflusso di energia elettrica da parte dell’ingegnere di volo. Il capitano ottenne l’autorizzazione a risalire a quota FL150, ma subito fu evidente che la nube era presente anche a quella quota: alcuni motori si piantarono nuovamente. Subito il capitano ridiscese alla quota di sicurezza di FL120, e procedette ad un atterraggio a Jakarta completamente strumentale: il parabrezza era completamente opacizzato a causa della polvere vulcanica. L’aereo, sottoposto successivamente a revisione completa, presentò ingenti danni ai motori ad altre parti meccaniche sensibili all’azione della polvere vulcanica.

La cenere vulcanica è differente dalla cenere che si forma bruciando della legna combustibile lo strumento che controlla la presenza di cenere nelle zone aeroportuali si chiama “Volcanic Ash Advisory Center”. La cenere è dura, granulosa, abrasiva e spugnosa, non si dissolve in acqua, conduce elettricità, specialmente a secco. Chi vive vicino a vulcani, scrive il quotidiano Corriere della Sera, nell’edizione, se non ricordo male, del 9 febbraio 2019, avrebbe un rischio il doppio rispetto al resto della popolazione di ammalarsi di tumore alla tiroide. E’ quanto emerge da uno studio della Dr.ssa Gabriella Pellegriti dell’Accademia dell’ospedale Garibaldi di Nesima di Catania. L’identificazione di questa neoplasia- scrive la Dr.ssa Pellegriti – potrebbe aiutarci a sviluppare misure di prevenzione in altre parti del mondo.

Carmelo Santangelo

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