CEI, Mons Stefano Russo: “sempre più giovani via dall’Italia”

movimento delle valigie


Il 25 ottobre a Roma è stata presentata la XIV edizione del “Rapporto Italiani nel Mondo” della Fondazione Migrantes.
A pagina 14 della Sintesi del Rapporto, leggiamo:
“Negli ultimi diciotto anni il saldo della migrazione intellettuale italiana è risultato pesantemente negativo per le regioni del Mezzogiorno. Per effetto dei trasferimenti verso il Centro-Nord, si contano circa 220.000 laureati in meno tra i residenti del Mezzogiorno, senza considerare la crescente quota di pendolari di medio e lungo raggio. Il fenomeno ha assunto connotazioni preoccupanti, soprattutto se si considera che nel 2017 ben il 27% dei migranti totali da Sud a Nord erano laureati rispetto al solo 5% nel 1980 e che nel 2017 circa il 40% dei residenti al Meridione iscritti presso un corso di laurea magistrale, si è spostato presso un ateneo del Centro-Nord. È dunque radicalmente mutata la struttura qualitativa del migrante tipo: se negli anni del Secondo dopoguerra a migrare era soprattutto giovane manodopera proveniente dalle aree rurali del Mezzogiorno, oggi va aumentando il numero dei laureati e degli studenti universitari (immatricolati fuori regione) che si spostano dalle regioni meridionali e insulari, verso le regioni del Centro e del Nord del Paese. Misurare l’impatto della migrazione intellettuale sui territori di origine e destinazione rimane comunque una sfida aperta e un promettente filone di ricerca. Nonostante siano numerosi gli studi che abbiano approfondito la tematica delle determinanti della scelta migratoria, ben pochi sono quelli che, soprattutto per il caso italiano, si siano cimentati nel più complesso campo di indagine che ha a che fare con la misurazione dell’impatto economico di questa importante categoria di migranti. Lo Svimez propone una chiave di lettura, forse poco battuta nella letteratura, relativa alla contabilizzazione delle esternalità positive non recuperabili a seguito degli investimenti pubblici nel campo dell’istruzione. Secondo questa stima, il Mezzogiorno disperderebbe un investimento pubblico pari a circa 1,9 miliardi annuo se consideriamo il solo flusso verso il Centro-Nord, quasi 3 miliardi considerando anche l’emigrazione dei laureati meridionali verso l’estero. Conseguenza di tutto ciò è che i costi netti della emigrazione intellettuale risultano essere particolarmente gravi. Solo attraverso l’attivazione di una politica in grado di essere attrattiva per le giovani generazioni di laureati sarà possibile invertire la rotta e tracciare un futuro di sviluppo per il Mezzogiorno”.
Il nostro commento con Sergio Pensato:
La sedicente Sinistra e i degni alleati del M5S continuano a parlare di immigrazione. La regola al Sud semmai è che con una laurea nel cassetto (e un investimento che in larga misura è sociale, poiché l’istruzione è pubblica) i nostri giovani emigrano a loro volta, spessissimo per fare i camerieri e lavapiatti nelle città europee. E siccome un giovane è inespediente, si contentano di vivere in una condizione di eterna precarietà senza riflettere sul loro avvenire, una vita da cicale. Ma questo umore non fa calare la disoccupazione e il disagio di chi non può programmarsi un avvenire, a meno di non essere raccomandato. Io li chiamo amaramente “generazione Erasmus”. Amaramente, perché e malgrado tanti di quegli scervellati siano contenti di vivere ciò che a loro sembra una vacanza.
Se a fil di logica ci sono cinque milioni di disoccupati, intanto il lavoro si dà secondo le liste di collocamento, senza riservare corsie preferenziali agli stranieri. Che devono essere in regola. Oltretutto noi esportiamo competenze, mentre ci inondano gli analfabeti. Infatti in UE popoli e nazioni si oppongono alla immigrazione massiva, altro che integrazione! La sinistra in Danimarca è tornata prodigiosamente a galleggiare, appena ha annunciato delle restrizioni in materia di immigrazione selvaggia.
I membri di questo governo mentono sapendo di mentire: mentono tante volte, a cominciare dalla ipotesi che in Italia servano immigrati.

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