Grazie a Monache e Frati

Per la nostra ricchissima tradizione culinaria

Ora et Labora, Pace e Bene, Guarda dietro Te, i motti dei vari ordini dei Frati sono diversi, come diverse erano le regole che scandivano le loro vite, ma, qualcosa che accomuna i vari ordini esiste.

Capita molto spesso,documentandomi, di leggere che una data ricetta veniva preparata in un tale monastero, o convento, ad opera dei monaci o delle monache.

Che si tratti di pasta, dolci, conserve varie, formaggi, liquori, distillati, birra, se li conosciamo lo dobbiamo a loro.

Per capirne il perché bisogna prima capire chi erano monache,monaci e frati.

Innanzi tutto bisogna fare un distinguo fra Monastero e Convento, il monastero è l’antenato del convento. 

Fino al medioevo esistevano i monasteri, intesi come centri rurali e culturali delle varie comunità dal tardo medioevo sono nati i conventi che nonostante avessero perso la centralità sociale, continuavano a preservare ed arricchire la nostra tradizione culinaria.

Più che la struttura in se, la vera ricchezza dei monasteri o conventi, era costituita dai frati e dalle monache, dato che molti di loro erano membri di famiglie nobili o comunque benestanti.

Dovete sapere che nelle famiglie abbienti dell’epoca vigevano delle regole ferree nella linea ereditaria. Il primo figlio maschio ereditava titolo e possedimenti, gli altri dovevano crearsi un futuro. Se erano fortunati gli capitava un matrimonio di interesse, in caso contrario, al secondo maschio, detto anche Cadetto, gli toccava la carriera militare, alle femmine ed agli altri maschi, in molti casi, finivano in Convento, portando con se la dote di famiglia, cosa che nel corso dei secoli ha arricchito non poco monasteri e conventi, dando cosi a loro la possibilità di preparare piatti che il popolo nella maggior parte dei casi non poteva permettersi.

Inoltre va ricordato che in un mondo ancora analfabeta, loro erano fra i pochi a saper leggere e scrivere e sopratutto avevano i mezzi per poterlo fare.

Nei monasteri spesso c’era abbondanza di cibo, nasceva cosi l’esigenza di conservarlo senza che si deteriorasse, ragion per cui si è iniziato a produrre marmellate,confetture,frutta essiccata o candita. 

L’abbondanza di latte da conservare ha dato vita all’industria casearia ed anche in questo i conventi hanno la parte dei protagonisti. 

La necessità di finanziare le opere misericordiose stimolava l’operosità dei clericali che crearono decine di preparazioni da vendere, questo fece si che le molte specialità si diffondessero fra la gente comune.

Oltre i dolci, le monache erano famose anche per i ricami.

Fra i lasciti “Culinari” di maggior rilievo possiamo ricordare 

Le Sfogliatelle, nascono a Napoli ad opera di Pintauro e diventano uno dei simboli della pasticceria Napoletana ma, il Pintauro aveva preso spunto dalla SantaRosa, nata nel 1600, nel Convento di Santa Rosa, sito fra Furore ed Amalfi. 

Il Parmigiano, anche il formaggio per eccellenza è frutto del lavoro monacale. L’origine è documentata nel XII secolo nella zona fra Parma  e Reggio Emilia, ad opera dei Frati Benedettini, che producevano un formaggio definito a Caseus Parmensis

Nella Sicilia delle famiglie nobiliari, i vari conventi si specializzarono su un solo dolce ciascuno, specializzandosi ed evitando fastidiose concorrenze. Le specialità preparate dalle monache suscitarono addirittura l’invidia dei Monzù, che nonostante si sforzassero non riuscivano ad intaccare la fama delle varie preparazioni fra le quali ricordiamo, il  Bianco Mangiangiare delle  Suore domenicane di Santa Caterina, il Pan di Spagna del Monastero della Pietà, le Cassate del Convento di Valverde, il Convento dei Sette Angeli era specializzato sulle Minne di vergine e potremmo elencarne moltissime altre.

Un altro campo dove i frati eccellevano era la conoscenza delle erbe medicinali ed officinali, questo ha permesso ai frati di creare molti rimedi medicamentosi ed anche dei rimedi ai disturbi della digestione, i cosi detti Amari, bevanda digestiva per eccellenza, detta anche spiritosa. 

Sono definite Spiritose, le bevande a base di alcool in cui è stato infuso un misto di erbe o altro.

La conoscenza delle erbe mediche fece si che un frate dell’Abbazia di San Clemente a Casauria in Abruzzo, pensò di unire tutte le erbe mediche in modo da creare un infuso capace di curare ogni male. Purtroppo per lui e per noi non ci riusci, da quell’esperimento nacque però uno degli Amari più conosciuti, il Centerbe.

La maggior parte degli ordini religiosi hanno il digiuno fra le loro regole di vita. Anche se nell’elenco delle cose nate grazie ai frati si direbbe che la vita monacale non era fatta di sola privazione. A questo proposito c’è l’opera geniale di un frate benedettino francese che ha permesso la nascita della bevanda che rappresenta il lusso per eccellenza.

La bevanda è lo Champagne il frate benedettino si chiamava Dom Pierre Perignon

Fu proprio lui che inventò la bottiglia da champagne che conosciamo oggi con il fondo cosi caratteristico. Proprio questo fondo concavo ha permesso la fermentazione in bottiglia (metodo Champenoise) e dato vita quindi allo Champagne.

Anche la birra cosi come la intendiamo oggi è in qualche modo opera di un frate.

La birra la conosciamo dall’epoca dei sumeri ma il primo birrificio industriale, fu quello di Weihenstephaner gestito dalla locale abbazia. Fino ad allora la produzione di birra era un affare prettamente domestico.

L’elenco delle creazioni potrebbe continuare per pagine e pagine ma, quelle elencate sono più che sufficienti a giustificare il nostro Grazie a Monache e Frati

Giorgio Ruggiu.

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