Divario Nord e Sud, il Covid aumenta disparità e problemi

Woman in a medical mask getting her temperature measured by an electronic thermometer

il Covid non rappresenta solo uno spartiacque che divide in maniera perentoria un prima, da un dopo.

Il Covid non è solo un acceleratore di tanti disagi già esistenti sul territorio, disagi psichici ma non solo.

Secondo quanto leggiamo dai dati Svimez, Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, il nostro famigerato virus ha svolto anche l’infausta funzione di accrescere la forbice esistente fra nord e sud.

Secondo le proiezioni Svimez, infatti, il PIL crescerà al Sud dell’1,2% nel 2021 e dell’1,4% nel 2o22, mentre al Centro-nord avremo tassi di crescita del 4,5% nel 2021 e del 5,3% nel 2022.

Il divario Nord e Sud dunque cresce e questa fase di regressione implica ed invoca un intervento straordinario non solo da parte del governo nazionale, ma anche dall’Europa tutta per dare slancio ad un nuovo sviluppo del paese.

Corsi e ricorsi storici, si pone l’annosa questione della gestione del Mezzogiorno.

Ad una lettura attenta del rapporto, si legge come nel corso del 2020 siano stati devastanti gli effetti della pandemia sul tessuto economico del paese. Durante la prima ondata, la crisi economica, avvertita prima al Nord, si è presto estesa al Mezzogiorno ed è qui che si è trasformata in una vera e propria emergenza sociale, per tutte le lacune già preesistenti e per l’assenza di ammortizzatori che potessero attutirne l’effetto detonante. La seconda ondata, invece, ha colpito direttamente il Mezzogiorno.

Nelle regioni meridionali il secondo lockdown ha visto parte dell’economia sommersa ( il nero, e gli irregolari in certe realtà sono preponderanti) subire una pesante battuta d’arresto e secondo quanto ci riferisce lo Svimez, si parla di una caduta del reddito disponibile delle famiglie del -6,3% .

Tale contrazione economica si trasmette inevitabilmente ai consumi privati, al Sud la contrazione economica complessiva è pari  al -9,9% superiore a quella del Centro- Nord del-9% e questo preoccupa e non poco.

Il Covid ci ha messo nelle condizioni di lavorare in potenziali non-luoghi, quasi a rappresentare un mondo piatto ed interconnesso, ma Alfred Marshall, noto economista inglese, diceva che la cosiddetta conoscenza tacita si può “respirare nell’aria” solo nei luoghi in cui viene generata, non altrove.

Occorre dunque operare scelte tattiche che strategicamente rinvigoriscano l’economia di realtà spesso dimenticate.

Ogni catastrofe, ha in sé i germi di opportunità nascoste e le politiche pubbliche oggi si trovano a dover affrontare una sfida.  Forse non è sempre produttivo investire nelle città e nei territori più dinamici, nel rispetto del mostro sacro della competitività del sistema.

Se uno dei tanti insegnamenti nascosti di questo colosso pandemico fosse considerare prioritario investire nei territori più arretrati? Esistono già incentivi e strumenti finanziati per rinverdire e dare nuovo spessore al tessuto economico del Sud, vanno utilizzati in un’ottica lungimirante che guardi al cambiamento con fiducia, un mutamento di prospettiva che il Covid ha reso indispensabile.

Un’inversione di rotta auspicata ed un nuovo modo di guardare all’economia non solo dell’Italia, ma dell’Europa e del mondo nel suo complesso.

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