Identità negate ai tempi dei social…e se capitasse anche a voi?

12 febbraio, solita sveglia e solita routine.Mi alzo, prendo il telefono e controllo Facebook.No, non posso.Ricevo una mail che mi dice che ho l’account sospeso, perché, ed è qui che rido per non piangere, non sono abbastanza grande.Sospensione perché non ho rispettato gli standard della comunità di Facebook.Non perché ho espresso opinioni ritenute offensive, non perché ho pubblicato foto oscene, violente, non ho turbato la sensibilità di nessuno.Al massimo pubblico articoli che parlano di arte o di qualche evento vicino alla mia realtà locale.Semplicemente per Facebook io ho meno di tredici anni.Sulla mia età cognitiva o emotiva non assicuro, ma sulla mia età anagrafica  ahimè non ho molti dubbi.Una vicenda che si è conclusa qualche giorno fa con la disattivazione definitiva del mio account Facebook e conseguentemente del gemellato Instagram. Al di là della semplice constatazione dell’assurdita’ dell’accaduto, la mia “uccisione” virtuale non ha distrutto la mia dimensione psico sociale , non mi ha privato, né ha minato l’autenticità di vissuti relazionali concreti fatti di presenze ed abbracci reali.La vita scorre comunque e su binari paralleli che esistono a prescindere da Facebook.Il punto non è questo.Il punto è che digitalizzando la nostra vita, utilizzando i social anche come contenitori di ricordi o per mantenere rapporti altrimenti difficili, noi ci esponiamo al rischio di essere manipolati ed in questo caso derubati.Cicerone diceva “omnia mea mecum” e così sarà sempre, ma la mia identità virtuale recalcita o forse vuole solo che sia  fatta giustizia. Faremo ricorso…ed ai posteri l’ardua sentenza.

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