Il pane capovolto

Giorgio Ruggiu. 

Giorgio Ruggiu

La geografia moderna stabilisce confini politici che le tradizioni popolari non conoscono.

Capita cosi che a diverse latitudini, popoli che parlano lingue diverse, abbiano in comune simili usanze.

Fra tutte le varie credenze ed usanze una in particolare ha assunto lo status di regola ed è diffusissima.

Il pane non va mai poggiato capovolto.

Quando ero ragazzino è capitato anche a me di sentirmi dire che il pane rappresenta il corpo di Cristo e quindi non va mai poggiato sottosopra.

Ho scoperto poi che la ragione è diversa.

Esiste un accadimento storico dal quale nasce questa norma.

Prima di raccontarla vorrei fare un breve escursus sul pane.

Il pane rappresenta l’alimento per eccellenza.

Tante guerre, rivoluzioni o sommosse popolari sono scaturite dalla possibilità del popolo di procurarsi o meno il pane e quindi sfamarsi.

L’aumento del prezzo del grano è stata la causa della rivolta denominata primavera araba del 2010.

Andando indietro nel tempo, ai tempi della rivoluzione francese, alla regina Maria Antonietta viene attribuita una frase che ne denota la totale mancanza di empatia con il suo popolo.

Ad un suo cortigiano che gli faceva notare che il popolo era affamato, perché non aveva più pane. Sembra che la sovrana abbia risposto

“se hanno finito il pane che mangino le brioche”

frase che ancora oggi provoca un moto di sdegno, proprio in virtù del fatto che il pane rappresenta il nutrimento per eccellenza.

Sono migliaia di anni che l’uomo panifica. In tutte le culture chi è addetto alla panificazione gode di stima. Nei secoli scorsi in Francia, la stima verso questa categoria, era talmente alta da far elevare i panettieri ad un livello superiore rispetto ad altri lavori.

Si dice che i fornai avessero addirittura una associazione molto ascoltata dai notabili dell’epoca.

Tornando alla storia del pane capovolto, si svolge anche questa in Francia.

Siamo nel 400 sotto la corte del Re Carlo VII detto il vittorioso.

Questo Re viene ricordato per diverse cose. Una delle quali è sicuramente la forte repressione attuata verso il suo popolo: Per attuarla arruolò moltissimi boia fra i cittadini.

All’epoca il pane era fatto con diversi tipi di farina, a seconda della clientela a cui era destinato. Il pane migliore, bianco e soffice, era chiamato del Papa ed era destinato ai nobili. Poi c’era il pane per il clero, per i cavalieri, per il popolo. Mano a che si scendeva di importanza, calava la qualità della farina impiegata ed il pane assumeva un colore sempre più scuro. Il pane meno pregiato, quello destinato al popolo, era fatto con farina di polenta ed addirittura di ghiande.

All’avvento dei suddetti boia, l’associazione dei panettieri parigini decise di preparare un pane pessimo per costoro. Il peggior pane che si potesse preparare. Quando il Re lo venne a sapere emanò una legge per la quale il pane doveva essere fatto in ugual modo per tutti.

I fornai non si diedero per vinti e volendo rimarcare il loro biasimo per i boia, decisero che a loro, il pane sarebbe stato porto o poggiato sottosopra in segno di spregio.

Quando il Re lo venne a sapere decise che onde evitare questa ed altre discriminazioni i boia avrebbero “lavorato” col cappuccio sulla testa in modo da proteggerne l’anonimato.

Oramai però la norma aveva preso piede ed ancora oggi porgere o poggiare il pane capovolto provoca reazioni negative nelle persone,anche se probabilmente ne ignorano il motivo.

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