INDIA: UN VIAGGIO TRA MUSICA E CUORE.
di Fulvio Farkas
Nel lontano autunno del 95 mi sono recato per la prima volta nella mia vita in India per un viaggio di studi. L’ oggetto dei miei studi in India sono state le tabla (le più note tra le percussioni indiane). Dopo questo primo viaggio ne ho fatti altri tre nello stesso continente per approfondire gli studi di musica indiana prendendo di mira un altro strumento: un cordofono, il santoor.
E’ bene precisare che le tabla occupano un posto enormemente rilevante nel contesto musicale classico indiano. Nella letteratura musicale classica hindustani indiana (nord india per la precisione) queste splendide percussioni, appartenenti alla famiglia dei membranofoni, sono rinomate e considerate alla stessa stregua di un pianoforte come corrispettivo d’importanza relativamente alla cultura musicale occidentale. Il sistema della notazione musicale ritmica indiana denominato tala è assai complesso ed esistono più di 300 possibilità timbriche diverse. I cicli ritmici sono assai lunghi rispetto a quelli occidentali per lo più confinati alla metrica dei 2 quarti ,3 quarti o 6 ottavi per citarne i più comuni relativamente alla ritmica occidentale. Nel suggestivo mondo ritmico indiano esistono patterns sofisticatissimi per lo più in sedicesimi. Esiste perfino un repertorio musicale ritmico di sole tabla di cui solo 200 artisti indiani hanno il permesso in tutti i luoghi preposti (scuole conservatori, teatri, auditorium etc) del continente ad eseguirli dal vivo. Swapan Chaudury, Nyan Ghosh, Anindo Chatterjee e naturalmente il notissimo Zakir Houssein, sono tra gli artisti più noti nel panorama musicale indiano e per converso mondiale ad appartenere alla strettissima cerchia di coloro a cui viene riconosciuto il privilegio di eseguire un repertorio solistico per tabla; un concerto per sole tabla può durare invariabilmente dalle 2 alle tre ore circa .Immaginate in occidente un assolo di batteria, anche del più talentuoso ed estroso artista dopo meno di mezz’ora può suscitare anche ai fan più appassionati una fortissima frantumazione testicolare con il pericolo degl’astanti di lanciare oggetti contundenti al malcapitato batterista .Comunque sia al di là di tutto i tablisti bravi in India sono considerati delle vere superstar. Vorrei esternare il modo in cui mi sono approcciato per la prima volta allo studio di questi stupendi strumenti .prima del mio primo viaggio in India grazie al suggerimento di amici al tempo della mia frequentazione universitaria nella facoltà di filosofia di Catania mi era stato suggerito di frequentare dei workshop alla fondazione Cini di Venezia .Orbene per circa 5 -6 anni di frequentazioni estive della durata di 15 giorni l’anno mi ero illuso e anche pavoneggiato di saper mettere le mani in questo difficilissimo strumento . Solo grazie al buon ‘anima del mio carissimo fratello Marcello e alla sua compagna di allora Iria Cogliani (, bellissima e apprezzatissima giornalista della Sicilia di allora), dopo un suo viaggio di lavoro a Mosca in occasione del festival internazionale del cinema nel lontanissimo 1994 ebbi l’occasione di svoltare positivamente nella mia vita. Infatti durante questo viaggio a Mosca la ragazza del mio compianto fratello conobbe e diventò fraterno amico del vincitore del festival nella categoria giovani. Aditia Bataccheria (eccellente filmaker indiano) Su invito di Iria Cogliani. Venendo giù in Sicilia l’eccentrico regista indiano recandosi nella mia casa mi ha svelato qualcosa di travolgente .Infatti osservandomi nel salotto della mia casa di allora m rivelò quanto segue”Fulvio hai le mani di tablista devi necessariamente andare in india a studiare le tabla o vai al conservatorio di Bombay il cui direttore è amico di mio padre(Basu Battaccheria importantissimo regista d’essai indiano corrispondente per fama al nostro Ettore Scola) e inizi il tuo percorso di tablista provetto o altrimenti vai da Alla Raka il padre di Zakir Hossein( altro amico del famoso regista). Uno stato di folgorazione misto ad estasi mi pervase. Grazie alle finanze e ai sovvenzionamenti della mia carissima madre (mia prima fan e spalleggiatrice) anche lei come il mio caro fratello prematuramente scomparsa, mi permise di andare in India con mia grandissima gioia e speranza di diventare un signor tablista. Prima di esser tale dal riconoscimento non mio personale ma di tantissime persone che mi hanno visto in giro per tutta la Sicilia a suonare in contesti musicali diversissimi ,ho dovuto ahimè ,superare uno degli shock più estenuanti della mia vita .Infatti appena atterrato a Bombay il mio insegnante di conservatori mi mise a dura prova il giorno dopo. Di fronte a lui guardandomi con infinita compassione mi disse le seguenti parole “cosa sai fare?”.con grande spavalderia iniziai a suonare il meglio delle mie composizioni ritmiche studiate nei miei corsi in nord Italia.”Bene” esclamò il sornione insegnante del conservatorio. Chiamò il più piccolo dei suoi allievi (bambino di 6 anni circa) e incominciò a suonare le tabla. Sconcertante, avvilente, impressionante. Immensamente più bravo di me. Dopo il mio sguardo sgomento e attonito mi disse testualmente l’anziano maestro “resetta tutto ciò che di sbagliato hai studiato e inizia tutto d’accapo “volevo morire dalla vergogna. In un mese e mezzo di frequentazione del conservatorio ho imparato per 100 volte quello che illusoriamente avevo imparato in 6 anni di stage a Venezia. Che vergogna bestiale. La gioia e l’amore riguardo il praticare questo incommensurabile strumento mi ha aperto ad una nuova percezione della vita. Le sillabe onomatopeiche delle notazioni ritmiche indiane sono concepite dai musicologi indiani come delle sorte di invocazioni alla trimurti; si tratta di un incessante stato permanente di meditazione in cui lo stato vitale del suonatore arriva a livelli di estasi straordinari. Dal momento in cui sono riuscito a suonare fluidamente questi magici strumenti la bellezza e la gioia mi hanno pervaso incessantemente. Devo un debito di riconoscimento altissimo alla pratica di tali strumenti. Per parafrasare Shakespeare “un uomo senza musica è indotto al crimine e alla falsità”. Niente di più vero. Questo strumento mi ha perfezionato spiritualmente e mi ha condotto ad un’etica nuova più incline al bello e all’abbandono delle mie energie più basse e materiali. I viaggi in India mi hanno fatto esplorare le parti più nobili della mia anima e per converso mi hanno trasformato decisamente ad essere un uomo migliore.