KARATE, PIPPO GRASSO INSEGNA PIU’ DA MORTO CHE DA VIVO
Nella ricorrenza dell’anniversario della sua morte lo vogliamo ricordare così, come al primo incontro, negli anni ’70 – sorridente, premuroso, cordiale e con tanta didattica nell’insegnamento. Fu grazie a queste sue capacità che dalla pedana (dojo) ha trionfato nelle competizioni di alto livello. I suoi allievi, tra cui lo scrivente, piansero alla notizia della sua morte ed ora facciamo memoria del suo fascino e dell’eredità culturale di cui ci ha dotati.
Pippo Grasso (Catania 18/10/1945 -19/02/2010). Non so se sia sufficiente aver parlato poco di una persona come lui perché il suo carattere prenda risalto su questo articolo, Pippo Grasso sta nei nostri ricordi e nella testa di tutte quelle persone che sono state compagni di viaggio, e mentre si maturava in lui l’ipotesi di scrivere nel suo diario la parola FINE i suoi allievi gioivano della sua raffinata arte marziale. Fatto sta che quell’uomo sorridente che avevo visto qualche giorno prima in pedana durante un allenamento aveva un’attrazione magnetica. Quel giorno avevo pubblicato un articolo dal titolo; “Pippo Grasso, Maestro di vita” Egli mi vide col foglio in mano, ha fermato l’allenamento, ha messo gli allievi allineati, e mi fece il saluto cerimoniale, gli ho dato il foglio del giornale in mano e lo feci leggere all’allieva più alta graduata, Elena Gasso. Fu un momento emozionante per le sue parole di merito nei miei confronti, parole che non si cancellano perché incise nella mia mente. Quella fu l’ultima volta che lo vidi da vivo.
Una settimana dopo, l’eco della scomparsa del Maestro Pippo Grasso rimbalzò in tutti gli ambienti sportivi in Italia e oltre confine stimolando reazioni sul piano umano, culturale e sportivo. Nell’immediato tutti i media hanno dedicato ampi spazi per una figura che ha donato al mondo giovanile pagine di storia e di traguardi prestigiosi a livello mondiale.
Carmelo Santangelo