La Zeppola di San Giuseppe

In questi giorni si celebra la festa del papà. 

Quando ero piccolo, questo giorno era legato imprescindibilmente a due cose, il Lavoretto fatto a scuola, rigorosamente in legno, da regalare al papà e l’abbuffata di Zeppole di San Giuseppe.

Oggi una delle due usanze, il lavoretto, si è quasi persa del tutto, l’altra, la Zeppola, fortunatamente è ancora in voga.

L’usanza di preparare le Zeppole in questo periodo è antica. 

Gli antichi romani usavano preparare per la festa dei Liberalia il 16 e 17 di Marzo, in onore di Bacco e Sileno. 

In quel giorno, oltre a bere copiosamente vino e Ambrosia, i romani, preparavano frittelle di frumento fritte nello strutto.

Con l’avvento dell’imperatore TeodosioII ci fu l’abolizione di tutte le feste pagane, sopravvisse però, la tradizione di preparare le zeppole in quel periodo.

Per il cristianesimo la Zeppola è associata a San Giuseppe perché , secondo leggenda, il santo, avrebbe arrotondato i suoi guadagni di falegname, associando l’attività di venditore di zeppole,e proprio grazie a questa attività ambulante, sia stato possibile per lui e Maria, affrontare il lungo viaggio che sarebbe culminato con la nascita di Gesù.

San Giuseppe è il protettore dei friggitori di strada.

Quando nel 1968 è stata istituita la festa del papà nel giorno sdi san Giuseppe, è stato quasi automatico che si unissero le vecchie e le nuove tradizioni, cosi, la zeppola è diventata la Zeppola di san Giuseppe e dolce dedicato alla festa del papà.

La figura del friggitore ambulante di zeppole a Napoli è diffusa da secoli, ne scrive Goethe nel 1700  descrivendo minuziosamente le loro figure e quello che preparavano.

La Zeppola a Napoli è sia dolce che salata (Pasta cresciuta)

L’origine della parola Zeppola è dibattuta, fra le più accreditate c’è la tesi secondo la quale, la parola Zeppola derivi dalla parola latina Serpula, che significa Serpe, per la sua forma che ricorda un serpente attorcigliato su se stesso.

Altre tesi fanno derivare la parola Zeppola da Zeppa che in napoletano è il legno che si metteva sotto i piedi dei mobili per correggerne i difetti d’appoggio.

La tesi più fantasiosa fa derivare la parola Zeppola dalla storpiatura del nome di un famoso friggitore di strada Zi Paolo.

Le Zeppole dolci con la forma attuale sembra siano nate nel convento di San Gregorio Armeno nel 1700 ad opera delle Monache dello splendore e della Croce di Lucca.

La prima ricetta scritta delle Zeppole la troviamo sul trattato della Cucina Napoletana di Ippolito Cavalcanti.

La versione odierna è stata elaborata da Pintauro, al quale si deve anche la Sfogliatella, che avrebbe rivisitato le frittelle degli antichi romani e rielaborati secondo gli scritti del Cavalcanti.

L’impasto è molto simile a quello della pasta Choux, la farcitura è a base di crema pasticcera sormontata da un’amarena e spolverata di zucchero a velo.

Negli anni, alla versione fritta, se ne aggiunta una variante più leggera al forno.

La Zeppola si prepara in tutto il meridione.

In Sicilia ce ne sono diverse versioni.

A Catania si preparano le Crispelle di riso, che sono dei cilindri di pasta di 6/8 centimetri, fritte e poi condite con miele d’arancio, zucchero e cannella.

A Palermo si prepara la Sfincia di San Giuseppe.

In Calabria, in Molise e fino al teramano se ne prepara una versione simile a quella napoletana.

In Cilento, le zeppole o Scauratiell, si usa prepararle per Natale con acqua, farina e olio, poi composte a forma di nodo, fritte e condite con miele e cannella.

A Camerota, sempre in Cilento, per San Giuseppe, vengono preparate le zeppole fritte con impasto di patate e farina, quelle che a Napoli sono conosciute come Graffe.

Fuori dai nostri confini, in scandinavia, esiste un dolce fritto dalla composizione simile alla Zeppola, chiamato Klenat.

Una curiosità sulla festa del papà.

Fino al 1968, anno di istituzione della celebrazione, in questo giorno, erano i papà a fare un dono, rigorosamente in legno, ai propri figli, dopo l’istituzione della festa, i figli hanno iniziato a fare doni ai papà, sempre in legno, in onore del mestiere del santo degli umili.

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