MESSINA APRE LE PORTE AL BLIND TENNIS

SI è svolta l’ultima giornata del campionato di Blind Tennis la Palazzetto dello Sport Palamili situato nella zona sud della città di Messina.

Erano presenti il Sindaco di Messina Federico Basile, l’assessore alla cultura del Comune Massimo Finocchiaro, , il responsabile allo sport Francesco Giorgio, Sergio Lo Magno ,che è anche lui non vedente,  disability manager del PRI a livello regionale e dell’A.S.D. Aurora Messina ed il Segretario Regionale del PRI Pietro Currò.

La giornata è stata organizzata dalla A.S.D. Aurora Messina, su incarico della Fispic (Federazione Italiana Sport Paralimpici per Ipovedenti e Ciechi).

Hanno partecipato atleti provenienti da varie Regioni d’Italia e a rappresentare l’ A.S.D. Aurora hanno giocato Messina Antonella Rigano e Tindara Casablanca.

Il  blind tennis ed è nato a metà degli anni ottanta in Giappone. Ideato da Miyoshi Takei, studente giapponese non vedente dalla nascita con la passione per il baseball che, spinto dal desiderio di praticarlo insieme ai suoi fratelli, creò una palla di gomma con all’interno un sonaglio. In seguito fu adattato al tennis e cosi naque il Blind Tennis.

Nel 2005 inizia a diffondersi in altri Paesi. Nel 2014 nasce l’International Blind Tennis Association (IBTA), al fine di regolare e diffondere questa disciplina. A oggi è praticato in circa trenta Paesi. Nel 2020, a Tokyo, farà il suo esordio ai Giochi Paralimpici, ma solo come sport sperimentale.

Per quanto riguarda l’Italia, risale al 29 marzo del 2019 il riconoscimento del blind tennis da parte della FISPIC – Federazione Italiana Sport Ipovedenti e Ciechi – quale sport federale, entrando a far parte, in questo modo, della federazione del Comitato Italiano Paralimpico deputata alla gestione, all’organizzazione e allo sviluppo dell’attività sportiva per le persone non vedenti, che si occupa già di discipline quali il goalball, il torball, il calcio a 5 di categoria B1 e B2/3, lo showdown e il judo.

Nel Blind Tennis, la pallina, oltre ad avere un sonaglio, è più grande rispetto a quella tradizionale: nove centimetri di diametro anziché cinque. In sostanza la palla sonora funziona attraverso il principio dell’ecolocalizzazione, anche detto biosonar, lo stesso che permette a mammiferi quali i delfini o i pipistrelli di muoversi. Diversa, rispetto al tennis tradizionale, è quindi la lunghezza del campo, più piccolo di quello standard e delimitato da righe in rilievo in corda, per permettere al giocatore di sentire dove ci si trova. Anche la rete è più bassa e misura ottanta centimetri. Altra differenza sostanziale riguarda il fatto che ai giocatori non vedenti totali è permesso far rimbalzare la pallina fino a tre volte, mentre agli ipovedenti una o due, a seconda del grado di disabilità.

ll ruolo che devono tenere gli spettatori che assistono agli incontri, è di mantenere il silenzio più assoluto, questo per permettere ai giocatori di sentire il suono della pallina.

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