PER NON DIMENTICARE: ENNIO FLAIANO
“Vivere è diventato un esercizio burocratico” “La stupidità degli altri mi affascina, ma preferisco la mia.” “Amore? Mah… forse col tempo, conoscendoci peggio.”
Sono solo alcuni dei celebri “aforismi” di Ennio Flaiano, noto per aver vinto la prima edizione del Premio Strega nel 1947, con il romanzo Tempo di uccidere, edito da Longanesi, da cui Giuliano Montando trasse poi l’omonimo film nel 1989, e soprattutto per aver curato le sceneggiature di film immortali al fianco di Federico Fellini ( Lo sceicco bianco, 1952, I vitelloni, 1953, La strada, 1954, La dolce vita, 1960, 8½, 1963), nonché di Luigi Zampa, Mario Soldati, Alberto Lattuada, Mario Monicelli e Steno (Guardie e ladri, 1951), Roberto Rossellini, Alessandro Blasetti, Dino Risi, Michelangelo Antonioni e persino William Wyler (Vacanze romane, 1953) e tanti altri che non cito perché l’elenco è infinito.
Nel primo dopoguerra e per tutti gli anni 60, fino alla sua morte avvenuta nel 1972, parlare di Flaiano significava parlare di cinema, di letteratura, di teatro.
Nato a Pescara nel 1910, a pochi passi dalla casa natale di Gabriele D’Annunzio, anche lui pescarese, (che quando Flaiano faceva i primi passi era già lo scrittore e l’uomo politico che conosciamo), si trasferì presto dalla provincia nel mondo che conta, approdando in breve a Roma e a Cinecittà.
Giornalista brillante, autore di opere teatrali, scrisse per Oggi, Il Mondo, Il Corriere della Sera , Il Giornale di Sicilia e tante altre testate.
Uno dei più prestigiosi teatri di Roma, nei pressi di Largo di Torre Argentina, fu intitolato a suo nome mentre era l’artista era ancora in vita, addirittura nel 1969, cioè tre anni prima della sua scomparsa.
La sua città natale, Pescara, gli ha dedicato l’annuale Premio Flaiano che dal 1974, nell’auditorium Flaiano, appunto, assegna riconoscimenti a personalità che si sono distinte in ambito letterario, cinematografico, teatrale in ambito internazionale. E non c’è divo, artista, letterato illustre che non si sia recato a Pescara per essere premiato in questi ultimi 46 anni.
Più di recente un ponte innovativo per la sua architettura singolarissima, e che ormai è quasi un simbolo per la città, gli è stato intitolato, e un monumento è da tempo posto in piazza Unione, a pochi passi dalla sua casa natale.
In buona sostanza Pescara da sempre fa di tutto per ricordare un suo figlio forse troppo dimenticato a livello nazionale.
Di questi giorni, dunque, in città, si torna a parlare ancora, e con insistenza, di Ennio Flaiano per iniziativa del Sindaco, avv. Carlo Masci, il quale, da quando si è insediato, ha iniziato un lungo e laborioso iter amministrativo per riportare a Pescara le spoglie del suo illustre concittadino.
Le spoglie di Flaiano, infatti, riposano a Maccarese, una località nei pressi di Fiumicino e Fregene, luogo in cui lo scrittore trascorse gli ultimi anni della sua vita.
Ennio Flaiano, in una delle sue ultime lettere, infatti, aveva scritto che era suo desiderio riunire tutta la famiglia nel cimitero di San Silvestro, uno dei cimiteri di Pescara, quello più vicino alla zona Portanuova, a sud del fiume che divide in due parti la città e che solo per opera di D’Annunzio fu, nel 1927, riunita in un unico
comune, insieme all’allora Castemmare Adriatica che sorgeva invece oltre la riva nord.
Fino ad allora i due distinti comuni appartenevano anche a province diverse: Pescara era in provincia di Chieti, Castemmare in provincia di Teramo. In quella occasione, oltre alla fusione in un unico Comune (si preferì chiamarla Pescara per le pressioni di D’Annunzio) fu elevata anche a ruolo di Provincia, ricavandone i territori di attribuzione dalle confinanti province di Teramo e Chieti.
“Le spoglie di Flaiano – ha affermato Masci – riposano solitarie a Maccarese, quelle di D’Annunzio molto più dignitosamente nel Mausoleo del Vittoriale sul lago di Garda. Sarebbe importante, per la identità culturale e storica della nostra città, che almeno Flaiano tornasse fra noi, come era suo desiderio”.
L’annuncio è stato dato nel corso della conferenza stampa in cui è stato reso noto che il 47esimo Premio Flaiano sarà il primo evento pubblico cittadino fissato dopo il lockdown.
Il programma della 47/a edizione prevede dal 27 giugno al 3 luglio il Flaiano Film Festival, il 4 luglio la serata finale di Letteratura e Italianistica mentre il 5 luglio la serata finale per cinema, teatro, televisione e giornalismo.
La presidentessa del Premio, Carla Tiboni, ha anche annunciato il vincitore del Flaiano letteratura per l’anno 2020 : si tratta dello scrittore spagnolo Javier Cercas, celebre tra l’altro per il suo romanzo “Soldados de Salamina” un romanzo sulla guerra civile spagnola, tradotto e pubblicato da Guanda ( Soldati di Salamina, traduzione di Pino Cacucci, Collana Le Fenici Tascabili n.1, Parma, Guanda, settembre 2004).
Franco Pasquale