SISTEMA PENSIONISTICO AL COLLASSO. COSA FARE PER FERMARE L’ESODO ALL’ESTERO DEI NUOVI PENSIONATI?
di Giuseppe Rochira Avvocato e dottore Commercialista
Ormai si parla spesso di allarme Pensioni e di fuga – specialmente – dei nuovi pensionati all’estero.
L’ultimo allarme sulle pensioni è della CGIA di Mestre. L’Associazione Veneta ha certificato che ormai il numero delle pensioni erogate in Italia ha superato quello degli occupati, giacché a maggio scorso gli occupati sono scesi cioè a 22,77 milioni di unità, mentre all’inizio del 2019 le pensioni erogate ammontavano a 22,78 milioni.
Tenendo conto del normale flusso in uscita dal mercato del lavoro da parte di chi ha raggiunto il limite di età e l’impulso dato dall’introduzione di «quota 100», infatti, dopo il 1° gennaio 2019 il numero delle pensioni è salito in Italia di almeno 220 mila unità.
Del totale dei pensionati quasi 400 mila hanno scelto di vivere all’estero.
Questo fenomeno sta per essere contrastato con diversi interventi da alcuni Paesi del sud dell’Europa che si stanno muovendo per intercettarli, dando loro in cambio forti agevolazioni fiscali.
Negli ultimi anni circa 3 mila pensionati italiani hanno scelto di trasferirsi in Portogallo, perché il Paese iberico ha avviato un programma che garantisce zero tasse per 10 anni sui redditi percepiti all’estero da parte dei residenti non regolari (che vivono in Portogallo 6 mesi e un giorno all’anno). Ciò è avvenuto fino all’ottobre scorso, quando dalle urne è uscito vincitore il partito guidato dal socialista Antonio Costa che ha deciso di chiedere il conto a questi pensionati, introducendo un’imposta secca del 10% per i redditi dei “residenti non abituali” stranieri.
Ma anche la Grecia sta ricorrendo ai ripari sul fronte pensionati stranieri. Una norma appena inserita nella proposta di legge di bilancio 2020, infatti, prevede la tassazione secca al 7% dei redditi dei pensionati che trasferiranno nel paese per 10 anni la loro residenza fiscale. Il prelievo avverrà in un’unica soluzione e la scadenza per la richiesta di “trasloco fiscale” per quest’anno è prevista per il 30 settembre 2020.
Anche se tutto ciò sembra un paradosso, giacché negli scorsi anni la Grecia aveva salassato i suoi stessi pensionati durante il salvataggio internazionale da parte dell’Ue e del Fondo monetario internazionale, ora, il Consiglio di Stato ha accolto le richieste dei pensionati che avevano intentato un’azione legale per chiedere il rimborso dei tagli effettuati alle loro pensioni.
Il tribunale amministrativo Greco ha infatti stabilito che i tagli imposti durante il biennio 2015-2016 sono avvenuti senza seguire la procedura legislativa adeguata e che i soldi dovrebbero essere restituiti. Parte di quei soldi potrebbero arrivare dai nuovi pensionati stranieri.
Da ultimo anche l’Italia ha copiato l’esperienza del Portogallo introducendo nella Legge di Bilancio 2019 una flat tax al 7% per 10 anni su tutti i redditi esteri recepiti da titolari di pensioni private che si trasferiscono da un Paese straniero.
Tuttavia, a differenza della proposta greca, l’Italia ha posto qualche condizione in più: la flat tax vale per le persone fisiche che sono state residente fuori dall’Italia per almeno cinque anni prima del trasferimento e che provengano da Paesi che abbiano trattati di scambio di informazioni con l’Italia. Ergo: il beneficiario dell’agevolazione deve essere titolare di un reddito da pensione privata e trasferirsi sì in Italia, ma in una regione del Sud (Sicilia, Calabria, Sardegna, Campania, Basilicata, Abruzzo, Molise e Puglia) e in un centro abitato con meno di 20 mila abitanti.
Può essere questa la soluzione, o meglio rivedere tutte le politiche sul lavoro? Chi aspira alla pensione non sa più cosa credere. Aspetta ansioso di vedere la fine di questo balletto governativo sperando che l’Italia resti immune o si divincoli da altre preannunciate catastrofi sanitarie ed economiche.