Al Fab giorno 28 febbraio il quarto episodio del ciclo A muso duro, il tema della serata “carpe diem”.

Foto di Marilena Giorgia Sperlinga

Solita location, solita atmosfera conviviale ed in evoluzione. Un vero working in progress delle emozioni. Tanti artisti e tante persone con il desiderio di raccontarsi.

La conduzione della serata è stata, come di consueto, di Daniele Chiaramida e Roberta Finocchiaro. Fra di loro un dialogo fatto di parole e musica che ha divertito, fatto riflettere e coinvolto il pubblico.

Immancabile Andrea Nicosia, con il suo accompagnamento musicale, una sottolineatura che lo rende protagonista anche nella parte conclusiva della serata con la cover, cantata da Daniele e dedicata al maestro Nunzio Papotto per il suo appena trascorso compleanno. Neanche a dirlo la canzone era “ a muso duro” di Pierangelo Bertoli.

Foto di Marilena Giorgia Sperlinga

Daniele ci ha allietato con due dei suoi pezzi, Amico e Sicilie, ed ha eseguito una cover di un pezzo di Caparezza, migliora la tua memoria con un click, con uno degli ospiti del format, Simone, altrimenti detto N9ve.

Roberta ha letto un testo di cui è anche autrice, il racconto di due anime che si confrontano, un incontro scritto nel destino, ma non scontato e neanche banale.

Simone ha cantato sul palco No mamma ed un mashup fra due sue canzoni la ballata delle ombre e la danza delle luci. Bella l’emozione pura del neofita che ci crede e che si manifesta nella sua genuina voglia di raccontarsi.

Dopo l’interpretazione congiunta del brano di Capareza, sul palco si è esibita Pamela Nicolosi che ha aperto lo scrigno segreto delle sue poesie, rappresentando pienamente lo spirito del format: la voglia di dire e di farsi scoprire anche nelle proprie fragilità.

Cogliere l’attimo, il tema della serata, può avere anche un ulteriore interpretazione, si tratta di raccogliere i frutti di un percorso di maturazione avvenuto, senza ansie e corse in stile occidentale.

E fra un occidente che si impone, all’orizzonte si è manifestato sul palco di A muso duro, lo spirito meditativo di un oriente che danza ed è Grazia Cernuto che ci ha ipnotizzato con la sua danza persiana.

A seguire Davide Spampinato, icona della Catania degli anni ’80, la Catania che la musica la faceva scorrere per i locali, dando linfa vitale alla nostra città.

Autore di “Trent’anni di musica ribelle a Catania”, accompagnato da Valerio Ruggeri, Davide Spampinato canterà Virginia, sua canzone con gli Snort, ed una cover di Cesare Basile, Incendiami l’anima.

Foto di Marilena Giorgia Sperlinga

L’originalità del format si specchierà nella voglia di riciclare e di dipingere di Ada Alia. L’artista ha scelto di usare la Sicilia, il giornale, come base per dare forma al suo estro.

Foto di Marilena Giorgia Sperlinga

L’immancabile estemporanea di Nunzio Papotto sarà il suggello di una serata che volge al termine, lasciando tutti un po’ più leggeri e perché no? Anche soddisfatti.

Foto di Marilena Giorgia Sperlinga

Questa rubrica nasce non solo per dare merito ad un’esperienza originale nel nostro territorio, ma essenzialmente per mettere in luce dei talenti o delle personalità che ci hanno colpito o che, a nostro a parere, hanno ben rappresentato lo spirito della serata.

In questo caso ci è piaciuto giocare sul confronto differenza fra due mondi culturali diversi, fra due prospettive di vita che si allontanano e si avvicinano sul palco, con l’intenzione comune di comunicare emozioni.

In un certo senso, le due prospettive corrispondono ai due modi di interpretare il monito carpe diem, fra la velocità e la frenesia dell’occidente e la cura dei dettagli e la lentezza dell’oriente. Abbiamo deciso di intervistare Simone Rotolo, in arte N9ve e Grazia Cernuto.

Abbiamo voluto iniziare questa intervista, chiedendo di esprimere il loro personale giudizio sull’esperienza vissuta all’interno del format A Muso Duro.

La dimensione dell’incontro, della reciproca scoperta è condivisa da entrambi gli artisti; sia per Simone che per Grazia, è stata un’esperienza di calorosa accoglienza da parte del pubblico e dell’organizzazione.

Un’occasione, che secondo le parole di Grazia è stata grande scoperta e grande crescita. Il suo desiderio di trasmettere, attraverso la danza, un momento magico e suggestivo ha trovato nel pubblico un degno ascoltatore. Per Simone ciò che è significativo di quest’esperienza, la cifra stilistica dell’evento, è la possibilità data a tutti di esprimersi attraverso la propria arte. Una possibilità trasversale al tipo di arte e alla modalità di comunicazione di ciascuno.

Ed è proprio su questa diversità che è, contemporaneamente, condivisione ed ampliamento di orizzonti, di vedute che abbiamo voluto focalizzare il fulcro delle nostre domande.

Grazia si riferisce al confronto-differenza con l’alterità in generale come ad un momento di unione ed arricchimento.

In questo caso, e stimolata da noi, il confronto con Simone, diventa motivo di riflessione, perché anche questo confronto diventa un’occasione per entrare in mondi diversi e che raccontino di noi la nostra ricerca personale.

Simone vede nell’arte di Grazia un’apertura sull’oriente e si dice affascinato da culture, religioni, luoghi totalmente differenti dal nostro occidente, da adolescente in esplorazione del mondo, è animato da una genuina curiosità verso questo mondo “a parte”.

Il racconto di Grazia con il suo corpo è un racconto di libertà, nonostante tutto e sopra ogni cosa; grazie alla danza della via della seta, l’improvvisazione diventa un modo per dare spazio e senso al nostro corpo, spesso ingabbiato ed inespressivo. Simone guarda al futuro con la prospettiva sempre aperta di una libertà conquistata e sentita come tale, tutti i giorni.

Grazia stessa ci dice che esprimersi con il corpo è come parlare e quando non lo facciamo reprimiamo parte di noi, che invece ha bisogno di manifestarsi. Se è vero che in alcuni paesi questa libertà è negata, attraverso la libera espressione della danza può comunicare un linguaggio che appartiene a queste culture, dando spessore a tradizioni che non devono, in nessun caso, andare perdute.

La prospettiva di Simone è quella di un giovane che vede nella libertà di espressione la misura del proprio essere.

Si tratta di esserci nel rispetto degli altri, pur marcando il territorio del proprio mondo interiore e non.

Una libertà che, secondo lui, lo porterà a trovare un proprio stile, una metrica più agevole ed una forma caratteristica di scrittura.

Fra Simone e Grazia c’è un evidente scarto generazionale e, dal punto di vista artistico, sembra chiaro che si contrappongano tradizione e contemporaneità.

Per Grazia il presente è un riflesso del passato, molti modi di dire vengono dalle antiche tradizioni che il tempo modernizza, modi differenti di rappresentare i nostri sentimenti che si possono esternare o con la voce o con il corpo. Sono le tradizioni a fare da collante fra la musica e le danze ed è per questo che ci tiene a sottolineare come la danza persiana sia storicamente legata a molte culture in tutto il mondo, ispirata dall’amore e dalle poesie mistiche. Un’arte raffinata, simbolo della bellezza e strumento per il congiungimento con il Divino.

Simone guarda al mondo di Grazia con un moto di fascinazione, ma il suo confronto con il passato si richiama ad un tempo molto più vicino alle sue corde, con un linguaggio che è la misura del suo essere un diciasettenne di oggi, ci dice che bisogna sempre dare un occhio a ciò che hanno fatto gli artisti prima di noi.

Parla del suo mondo e fa riferimento a Fabri fibra, da cui ha imparato moltissimo a livello tecnico. In modo diverso, Simone esprime un concetto che è comune al pensiero di Grazia, lui molto semplicemente ci dice che il passato insegna come comportarsi nel presente.

Abbiamo concluso la nostra chiacchierata chiedendo loro dei loro progetti e dei loro sogni nel cassetto.

Per Grazia è essenziale continuare a realizzare incontri sulla Persia e le danze della Via della Seta, perché per lei è vitale portare a conoscenza ogni giorno cosa rappresenti la bellezza dell’arte persiana con narrazione, musica, danza. Il suo sogno nel cassetto è frutto di una passione, l’amore per le fiabe, e vorrebbe organizzare un festival della fiaba, dalle più antiche a quelle più moderne.

Senz’altro continuerà a dare valore ogni giorno alla danza e questo grazie alle sue “Storie di transizione”, alla danza-arte-cultura e al percorso di danzaterapia con il metodo Maria Fux. Nella risposta di Simone c’è la freschezza e l’autenticità di un sogno, lui spera di poter vivere per la musica, perché non vuole scendere a compromessi e non vuole che diventi o sia il suo “Piano B”.

Simone, comunque, vuole studiare perché la cultura è alla base della musica, serve quanto una buona dose di fantasia.

Anche quest’episodio del format a cui ormai siamo affezionati si è concluso, avendoci fatto conoscere altri artisti e avendoci fatto vivere altre emozioni. Il prossimo incontro sarà il 13 marzo e, come sempre, stay tuned!

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