Infrastrutture: il Ponte di Messina è l’Italia che non sa scegliere

Domenico Magrì è nato a Catania il 10 ottobre del 1903. Fu un esponente della Democrazia Cristiana, il partito che ha governato l’Italia per circa venti anni ininterrotti. Dichiarò durante tutta la sua carriera politica: “Il Ponte di Messina sarà la mia creatura”, ma sino ad oggi occorre navigare lo Stretto per passare dalla Sicilia alla penisola italica e viceversa.

Il Ponte di Messina è tra i più controversi progetti politici. Il Vice Ministro in carica Luigi Di Maio (eletto fra le file del Movimento Cinquestelle) ritiene prioritarie per la Sicilia la realizzazione di autostrade e di ferrovie a doppi binari; talune associazioni di lavoratori sono assolutamente contrari al Ponte, come nel caso dell’USB (Unione Sindacale di Base) che il 26 luglio 2019 ha organizzato una manifestazione pubblica di protesta.

Dichiara l’USB: “Per anni ha operato la Società Stretto di Messina Spa, con il compito di realizzare la progettazione per la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina.  Per questa progettazione, come certificano i bilanci della stessa società pontista, sono stati spesi ad oggi 312 milioni di euro. Trecentododici  milioni di euro bruciati mentre in Sicilia gran parte della linea ferrata esistente è a binario unico, e tante altre tratte sono state eliminate, imponendo alle lavoratrici ed ai lavoratori pendolari l’utilizzo del trasporto (più costoso) su gomma; la rete stradale urbana, extraurbana ed autostradale, spesso anche per assoluta mancanza di manutenzione ordinaria, è a pezzi; è sempre più raro trovare un Comune che non sia a rischio idrogeologico. Trecentododici milioni di euro bruciati mentre in Sicilia oltre l’80% degli edifici scolastici non sono a norma e gran parte di essi sono localizzati in zone a rischio sismico; non esiste un Piano Regionale Abitativo e tantissime famiglie, senza la possibilità di accedere alle case popolari, subiscono sfratti, sgomberi e pignoramenti a causa della mancanza di reddito; la Sanità pubblica continua a subire la chiusura di ospedali e di pronto soccorsi per mancanza di opportuni finanziamenti. In questo contesto, la Federazione USB esorta la Sicilia oppressa e sfruttata alla mobilitazione contro qualsiasi progettazione pontista espressione dei vari clan delle multinazionali del profitto”.