Aneddoti della storia dell’ Antica Grecia

Templi Greci

Prima di avventurarsi nell’ affascinante mondo dell’arte dell’antica Grecia , è bene cercare di puntualizzare alcune cose, o almeno, fare chiarezza e togliere quell’alone di mito e racconti e scrostare un po’ di fantasia dagli Elleni. Gli Elleni appunto, partiamo così, come venivano chiamati, perché loro non si ritenevano un unico popolo, nè tanto meno una nazione. La Grecia dell’epoca ellenica era una terra popolata da città stato, ognuna con le sue leggi, ognuna con le sue classificazioni sociali, ognuna con i propri templi e dei “Patroni delle città “, e fortemente in competizione tra loro.

Se ad Atene, chiamata così proprio perché patrona della città era la dea Atena, vigeva in tarda epoca una repubblica, con il suo senato e la sua giurisdizione, ( il processo a Socrate è un esempio straordinario a noi pervenutoci che ci fa capire come si arrivava ad un processo e come esso si svolgesse, ricordiamo che gli Elleni non hanno un diritto, questo verrà introdotto da Roma ) a Sparta si gestisce la vita della città con una formula quasi opposta a quella di Atene, cioè, due re siedono su un unico trono in modo che uno vigili sull’altro. Sparta e Atene, due tra le più citate della storia, che lotteranno insieme per contrastare l’avanzata di Ciro e poi di Serse, famose per la battaglia di Maratona, quando Filippide corse per 42 km senza sosta per portare ad Atene la notizia della vittoria ed il suo gesto si tramanda fino ad oggi nelle Olimpiadi moderne, e le Termopili, dove i famosi 300 combatterono accanto al re Leonida prima di essere traditi, circondati ed uccisi.

Ed è proprio per la perdita di 300 validi soldati che Sparta aspetta 30 anni prima di reagire in maniera violenta ai numerosi attacchi inflitti dagli ateniesi, 30 anni per generare nuovi soldati che rimpiazzassero quella perdita. Trent’anni prima di cominciare quella che sarà ricordata come la guerra del Peloponneso che porterà Atene alla sconfitta prefigurandosi l’era dei trenta Tiranni.

Già , perché dopo l’alleanza per la minaccia persiana gli Elleni tornano ad essere quello che sono, divisi ed in guerra tra loro. Si riunisco di nuovo una volta ogni quattro anni per celebrare le Olimpiadi, giochi dedicati all’unica cosa che hanno in comune, gli Dei dell’ Olimpo, ed infatti si svolgono ad Olimpia, la città dei giochi, ma le discipline riprendono in parte combattimenti ed in parte L addestramento che si fa per una battaglia, quindi gli Elleni altro non fanno che trasportare con le discipline Olimpiche le sfide sui campi di battaglia. Si guerreggia sempre.

È quindi naturale pensare che in tutto questo fermento di supremazia nascano nuovi modi di costruire palazzi e templi e anche questo si trasforma in una sfida che coinvolge tutte le città , tranne Sparta da lì nasce il modo di dire: casa spartana, cena spartana ecc., per indicare qualcosa di assolutamente poco sfarzoso e semmai al limite della “decenza”. Non ha caso “la Greca” è L’unico decoro conosciuto nel mondo dell’arte, (insieme al Damascato), che porta il nome della città in cui è nato, la Grecia appunto. E la Greca, un decoro creato da una linea geometrica che si interseca all’infinito, ci fa capire l’ idea di  Arte degli Elleni , perché si parte da lì, dalla spasmodica ricerca della perfezione e dell’ equilibrio Geometrico. Il Miraco Ellenico. Se si guarda al mito come una serie di favolette che i Greci si raccontavano per spiegare l’origine del mondo e della nascita degli Dei commettiamo un errore atroce. Proviamo a fare un esempio parlando del mito di Prometeo , il titano che ruba il fuoco agli Dei per donarlo agli uomini. Zeus lo fa imprigionare ad una roccia e tutti i giorni un aquila va a mangiarli un pezzo di fegato che nella notte gli ricresce. I Greci sapevano che il fegato è l’unico organo del corpo umano capace di auto rigenerarsi e guarire da ferite. I greci sono i precursori della medicina moderna tant’è che ancora oggi al conseguimento della laurea in medicina ci si appresta ad esercitare la professione dopo aver fatto il giuramento di Ippocrate. Inoltre Prometeo non dona agli uomini il fuoco inteso come legna che arde per scaldarci, il fuoco rappresenta la tecnica, la capacità di fondere metalli o modellarli, e nascono le armi, gli scudi, le prime armature, le statue in bronzo, l encausto, una tecnica di pittura ad intonaco fresco che riscaldato poi ad altissime temperature con il fuoco perdurerà nei secoli, i romani continueranno con questa tecnica e si hanno esempi a Pompei, Leonardo Da Vinci ci proverà nel grande affresco a noi non pervenuto della battaglia di Anghiari ma non riuscirà a fissare il colore all’intonaco che lentamente scivolerà via. Si fa molto parlare oggi giorno della de ellenizzazione dell’Europa , cioè la volontà di cancellare dalle nostre radici europee il fatto di essere passati per la Grecia ellenica. Non entro nel merito, certo è che dalla guerra di Troia e dalla diaspora che ne conseguì nacquero due enormi capostipiti della nostra storia , gli Elleni e la loro civiltà e se vogliamo l’evoluzione di esse , Roma, che diventerà impero. All’ epoca ellenica guarda tutto il rinascimento, poco importa se le statue di Michelangelo restano a marmo bianco mentre le statue Greche erano variopinte e sfarzose nel colore. E poi la filosofia, la ricerca di un idea dietro alle cose, il tavolo e la tavolinità, dice il Simposio. Gli Elleni hanno gettato le basi che hanno consentito all’arte di poter fare un passo in avanti straordinario, non a caso la maggior parte delle sette meraviglie del mondo antico si trovassero la , la Grande statua di Zeus, il colosso di Rodi…là sono nati il Mausoleo , enorme complesso architettonico che celava la tomba del re Mausolo, e il teatro. Per addentrarsi nel mondo dell’arte greca era necessario questo preambolo, dovuto direi, anche solo per immergersi in quello che era il pensiero che dominava quel momento storico: siamo sulla terra solo di passaggio e alla nostra morte andremo nell’Ade, luogo scuro e buio, si deve raccogliere il meglio dal nostro presente, noi siamo noi e gli altri sono barbari, proprio così, nasce in Grecia questo termine con cui i greci indicavano tutti quelli che non erano Elleni. Con questi presupposti parte il nostro viaggio, perché il viaggio è l’ unica cosa che conta, partire per l’ ignoto, magari andare fuori rotta e perdersi, come Ulisse, ma viaggiare , salire su una nave e sfidare l’ ignoto, misura in voga in epoca ellenica tant’ è che approdato nella terra dei Ciclopi è Omero che fa dire ad Ulisse: “esseri incivili, che non hanno navi, non conoscono il mare e confondono un remo per una pala da fornaio”. Il viaggio è tutto ciò che conta, scoprire cose nuove per scoprire meglio noi stessi. Buon viaggio!

Emanuele Maria Pinto

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