ANNIVERSARIO DELLA PROCLAMAZIONE DEL REGNO D’ITALIA
I moti rivoluzionari per l’Unità d’Italia ci ricordano la lotta contro un’oppressione straniera che vive ancora oggi nella dittatura di un nuovo nemico, subdolo e invisibile: il Covid-19.
In ogni corsia di ospedale dove tanti Italiani muoiono in solitudine o in corsia, si rinnova il sacrificio di quell’Italia. Ma l’Italia vive anche nei tanti medici, infermieri, operatori sanitari, volontari, Forze Armate, Forze dell’Ordine, insegnanti, sacerdoti e in tutti i nostri concittadini che, in prima linea, sono impegnati nella titanica lotta di liberazione dalla pandemia. Le generazioni che ci hanno preceduto, hanno saputo superare insieme i momenti più difficili, con il loro sangue hanno pagato il prezzo per regalarci l’Inno e la Bandiera, un Paese libero, prospero e unito.
Con queste parole da GINEVRA il 17 MARZO 2021
S.A.R. VITTORIO EMANUELE DUCA DI SAVOIA PRINCIPE DI NAPOLI rivolge agli italiane e italiani un apprezzato messaggio:
“IN OCCASIONE DEL 160° ANNIVERSARIO DELLA PROCLAMAZIONE DEL REGNO D’ITALIA Ilpiù glorioso evento della nostra Storia nazionale.
Il 17 Marzo 1861, infatti, il nuovo Parlamento riunito in Torino, promulgava una storica legge che sanciva la nascita del Regno d’Italia. Il mio grande Avo, il Re Vittorio Emanuele II, assumeva per sé e per i propri successori il titolo di Re d’Italia.
Dopo secoli di dominio straniero, l’Italia diveniva finalmente una e indivisibile. Con mano ferma e decisa, il Re Galantuomo, coadiuvato dalla sapiente opera di Camillo Benso Conte di Cavour, aveva saputo trarre a sé, attorno al glorioso Tricolore innalzato da Carlo Alberto nel 1848, uomini e donne che, da un capo all’altro della penisola, coltivavano il sogno dell’Unità.
Superando aspre contrapposizioni, l’ostilità di fazioni in eterna lotta tra loro, anche le correnti più intransigenti, per il bene del Paese, finirono per onorare il motto “Italia e Vittorio Emanuele” con lealtà e spirito di sacrificio.
Il sogno di Casa Savoia, fortificato dalla scrupolosa osservanza del Re Vittorio Emanuele II alla carta costituzionale, garanzia di libertà, abbracciava l’intera Patria, unendo già virtualmente Torino con la futura capitale Roma, fino a Trento e Trieste che, nel 1918, conosceranno l’attesa redenzione.
Questo sogno, purificato dal sacrificio di tutti coloro che, servendo l’Italia a costo della propria vita, hanno scritto pagine di valore in questi centosessant’anni che ci separano da quei grandi avvenimenti, rappresenta un’eredità che siamo chiamati a custodire con orgoglio e consapevolezza.
Per questo motivo, non saremo all’altezza di tale eredità se non sapremo fare tesoro del retaggio risorgimentale per misurarci con le difficoltà del tempo presente.
La lotta contro un’oppressione straniera vive ancora oggi nella dittatura di un nuovo nemico, subdolo e invisibile: il Covid-19.
In ogni corsia di ospedale dove un Italiano muore in solitudine o giace ammalato, si rinnova il sacrificio di quell’Italia. Ma l’Italia vive anche nei tanti medici, infermieri, operatori sanitari, volontari, Forze Armate, Forze dell’Ordine, insegnanti, sacerdoti e in tutti i nostri concittadini che, in prima linea, sono impegnati nella titanica lotta di liberazione dalla pandemia. Ad essi, va la nostra immensa gratitudine.
Ognuno di noi, in questa ora grave, nel ridotto della sua casa, onora l’Italia, consumando sulla propria pelle piccoli e grandi sacrifici.
È questo il Risorgimento che siamo chiamati a vivere oggi. La campagna vaccinale e il rispetto delle regole sono l’impasto di un nuovo “pane del combattente” cui siamo chiamati a cibarci.
Non è tempo di recriminazioni, ma è tempo di unità: “l’Italia innanzitutto” come suggerirebbe il mio Genitore, il Re Umberto II, cui domani ricorrerà il 38° anniversario della scomparsa.
Che l’antico Tricolore con il cuore al centro possa oggi sventolare non soltanto nelle piazze delle nostre città, ma nel cuore di tutti gli Italiani di buona volontà e sia per noi segno del sacrificio, simbolo di speranza, immagine di rinascita”.
Chi meglio avrebbe potuto descrivere senza aforismi gli eventi che ci hanno preceduto e che continuano ad avverarsi sotto aspetti simili a quelli pregressi se non Carmelo Santangelo?
Nunzio, la ringraziamo per il suo commento.