DALL’ETNA AL GRAN SASSO: UN GEMELLAGGIO RICCO DI TRADIZIONI.

di Franco Pasquale

E’ considerato uno dei “borghi più belli d’Italia”.

Posto a pochi chilometri a nord di Pescara, condivide le sorti del capoluogo adriatico e della sua area metropolitana.

Stiamo parlando di Città Sant’Angelo, circa 15.000 abitanti, che, come la maggior parte dei comuni abruzzesi, si estende sia sulla costa, con le costruzioni più moderne dislocate sul litorale, sia sulla collina prospicente il mare, che ne costituisce il fulcro originario con insediamenti pre-romani citati anche da Plinio il Vecchio quando descrive la terra dei Vestini.

Ogni anno, dunque, dal 2001, nel centro storico di Città Sant’Angelo ha sempre avuto luogo, nel mese di luglio, una manifestazione culturale e enogastronomica e spirituale, scaturita dal gemellaggio con la cittadina siciliana di Nicolosi, in provincia di Catania.

“Dall’Etna al Gran Sasso”: questa la denominazione che i due Comuni e le associazioni locali che ne curano l’organizzazione, hanno voluto dare a questi giorni di festa, dove il gemellaggio non resta solo un fatto amministrativo ed occasionale, ma si perpetua anno dopo anno in un fervore di iniziative.

Il gemellaggio fra i due Comuni trae origine da un incontro che avvenne a Padova fra le confraternite dei due comuni nel 1994.

Come è noto Sant’Antonio di Padova è il Patrono di Nicolosi, ma anche il comune di Città S’Angelo, che ha come Patrono invece San Michele Arcangelo, ha una particolare devozione per il santo portoghese, nato a Lisbona nel 1195 e morto a Padova nel 1231.

In una chiesa del XIII secolo, inizialmente in uso alle Clarisse, poi intitolata a San Bernardino dei Riformati, e quindi dedicata a Sant’Antonio di Padova, una confraternita di cittadini angolani, infatti, custodisce gelosamente una reliquia del Santo, ricevuta in dono dalla stessa Basilica veneta.

La venerazione per lo stesso Santo, dunque, ha costituito il punto di congiunzione e la ragione profonda del gemellaggio, fortemente voluto dalle due comunità.

Così, ogni anno, fino al 2019, nel mese di luglio il centro storico di Città Sant’Angelo è stato festosamente invaso dai caratteristici carretti siciliani, da cori e bande provenienti da Nicolosi, da prodotti siciliani di vario genere, non solo alimentari, ma anche artigianali e artistici.

Così gli abruzzesi avevano modo di assaggiare i tipici arancini o le granite e ogni ben di Dio, e i siciliani imparavano a conoscere la pasta alla mugnaia o  alla pecorara e gli arrosticini abruzzesi.

Non mancavano balli in piazza, i pupi siciliani e ogni anno si aggiungeva una nuova attrazione, al cui centro c’era sempre, però, la sacralità del momento della processione con la reliquia del Santo.

Tutto questo fino al luglio del 2019.

Quest’anno, purtroppo, la manifestazione non si svolgerà.

Città Sant’Angelo piange ancora i suoi morti per il Covid19 e, di comune accordo, sia il sindaco di Nicolosi, Angelo Pulvirenti, sia quello di Città Sant’Angelo, Matteo Perazzetti, hanno convenuto che quest’anno la manifestazione non si farà.

I due sindaci hanno però dichiarato entrambi, che studieranno tutte le iniziative per poter rinsaldare comunque il forte legame ormai ventennale fra le due comunità e che l’edizione del 2021 sarà ancora più imponente e memorabile che negli anni passati.

Non è escluso, comunque, che fra le due confraternite anche quest’anno si possa dar vita a qualche iniziativa comune, magari in forma ridotta e simbolica.

Ma non sarà questo anno terribile a spezzare la magnifica iniziativa che unisce l’Etna al Gran Sasso. 

E questo, per fare un riferimento letterario, avviene un po’ a dispetto di Pirandello che, come abbiamo già visto, in un precedente articolo, (ndr: pubblicato il 18 giugno 2020) nella causa legale persa , con Rocco Carabba di Lanciano, non ebbe certo un buon rapporto con gli abruzzesi. 

Il grande scrittore siciliano, Premio Nobel nel 1934, fu presidente di commissione per la maturità magistrale nel 1906 proprio a Città Sant’Angelo. Ma l’incarico e la permanenza nel borgo abruzzese non dovettero essere una esperienza piacevole per lui, tanto che nella Novella intitolata La Notte inserita in Novelle per un anno, compiange apertamente il protagonista, professor Silvestro Noli, per essere finito ad insegnare e a prender moglie proprio a Città Sant’Angelo,  quell’ “umido paesello, privo anche d’acqua, coi pregiudizi angustiosi, le gretterie meschine e la scontrosità e la rilassatezza della pigra sciocca vita provinciale”. Che penserebbe oggi di questo gemellaggio?  Se ne farebbe una ragione?

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