KARATE, IL CORAGGIO E LA PAURA, DUE ELEMENTI IN CONFLITTO

Tempi duri, tempi rivoluzionari, tempi massacranti e insanguinanti, tempi feroci, tempi di guerra, tempi moderni immersi in una società poco allegra e non meno promettente. In palestra si sperimentano tecniche essenziali, pochissime e semplici, sempre le stesse e ripetute fino alla nausea, per essere sempre a portata di mano per neutralizzare un aggressore al primo colpo di mano. Ogni attacco viene sferrato con la tragica consapevolezza che potrebbe essere l’unico e soprattutto l’ultimo, ogni parata lanciata con la certezza che non ne saranno concesse altre. Niente errori, niente finti attacchi, nessuna platealità, nessuna pietà. Il combattimento più lungo non deve superare il minuto, tutto si decide nel tempo di un respiro, tutto finisce nell’attimo di passaggio fra la vita e la morte, tra il silenzio della fine o il sangue che scorre. Tutto dal vero con coraggio come ci insegnano i Samurai della nobile casta di shaolin-su, valorosi guerrieri, eroi di cui ci si immagina legittimi eredi quando con aria solenne si sale in pedana per affrontare l’avversario, o in modo molto diverso, mentre ci si ispira ad eseguire un Kata, che con consumata destrezza si applicano tecniche complesse, contorte, sovrabbondanti barocche teatrali, improbabili. Kata e Bunkai, (combattimento dimostrativo) eccola qui l’arte del combattimento in tempo di pace, quando in palio non c’è mai la vita, quando il nemico in realtà altro non è che il compagno di corso, forse l’amico del cuore, ovvero l’allievo devoto, ubbidiente, rispettoso e paziente, pronto a subire involontari percosse dal suo maestro, incassarne gli eccessi esibizionismi, esaltarne il presunto valore, drammatizzare l’efficacia del suo colpo perfetto. Sceneggiate e sceneggiature, ben studiate parti in commedia, ruoli da rispettare e lunghi tempi da utilizzare nel cadenzato alternarsi di attacchi e contrattacchi, pause infinite, rovinose proiezioni, leve e immobilizzazioni, salti acrobatici, reiterati sguardi felini, fiere posture. Combattimenti rituali, noioso spreco di macchinose combinazioni, compiaciuto sfogo di eleganza gestuale. Combattimenti in tempo di pace, combattimenti senza morti né feriti, combattimenti senza gloria e senza eroi, il buono vince sempre, ed ogni timido coniglio può mettere in scena il suo coraggio.

Carmelo Santangelo

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