SICILIA E MALTA: DUE TERRE A CONFRONTO



Per molti secoli Malta è stata una pertinenza della Sicilia, come oggi lo sono Lipari, Favignana o Lampedusa. Se oggi l’isola dei cavalieri è una delle 27 nazioni dell’Unione Europea, ciò si deve alle guerre napoleoniche, quando gli inglesi la presero agli occupanti francesi con l’aiuto delle truppe borboniche. 

Il controllo di questo scoglio strategico serviva alla gran Bretagna come anello della catena per bloccare i rifornimenti commerciali alla Francia. La stessa funzione fu svolta dalla Sicilia, dove furono inviati 17.000 soldati inglesi, e dove trovò riparo Ferdinando di Borbone, cacciato da Napoli ad opera dei francesi.

Ferdinando ringraziò l’ammiraglio Nelson, che gli aveva tirato fuori in extremis la testa dalla ghigliottina, regalandoci il feudo di Bronte, allo stesso modo come, per decine di secoli, le terre di Sicilia avevano costituito la moneta sonante con cui pagare il mestiere delle armi.

Mercenari greci- romani, arabi, normanni, spagnoli in questo modo divennero ricchi possidenti terrieri. In altre parole il sangue rosso dei caduti in battaglia trasformò quello loro in Bleu della nobiltà.

Anche Malta fu usata come “bancomat” per pagare i servigi resi al potere, ad esempio, verso la fine del XIII sec. l’isola fu concessa come contea alla famiglia nobiliare Moncada, e nel 1530, dopo che la Spagna l’aveva recuperata al proprio demanio reale, Carlo V la cedette, come feudo sotto la corona siciliana, ai “cavalieri di San Giovanni”. Anche questa volta per i loro meriti militari mostrati nella lotta all’impero turco.

E’ interessante che dopo l’Unità d’Italia l’economista Vilfredo Pareto rimarcò una importante differenza tra Sicilia e Malta. Affermò che i maltesi erano molto più fedeli all’ Inghilterra  di quanto i siciliani non lo fossero all’Italia. Spiegò che questa “infedeltà” derivava dal risentimento verso il governo italiano per il disagio socio – economico in cui si trovava la Sicilia al contrario di Malta. E motivò che “i guai della Sicilia (del suo sottosviluppo) hanno in gran parte origine dall’opera di leghe di uomini malvagi (i baroni latifondisti) che sono protetti e sostenuti dal governo italiano”.

In altri termini, mentre il governo inglese aveva lasciato che Malta in qualche modo prosperasse, quello italiano si era alleato con i parlamentari siciliani, esponenti del potere latifondista parassitario, che bloccavano lo sviluppo economico della regione.

Naturalmente questo ha una spiegazione: mentre Malta era un piccolo scoglio lontano, che non poteva minimamente interferire con gli affari dell’impero britannico, la Sicilia ed il sud d’Italia rientravano in una strategia

economica a cui non si opposero i deputati siciliani e meridionali, semplicemente perché non avevano alcun interesse personale ad opporvisi.

Lo sviluppo industriale si doveva concentrare nel triangolo Torino-Milano-Genova, a cui dovevano affluire le risorse pubbliche provenienti anche dalle tasse pagate nel mezzogiorno, per non parlare dei risparmi  dei meridionali, che erano quasi per intero interesse investiti al nord.

Il sud doveva restare agricolo, e costituire un proficuo mercato di sbocco per le manifatture del nord, senza fargli concorrenza.

I deputati siciliani vivevano delle loro rendite latifondiste, e non avevano alcun interesse nel settore industriale. Bastava loro che il governo non interferisse nel loro locale strapotere economico-clientelare, per mantenere il quale avevano da tempo immemorabile raggiunto una proficua intesa con la mafia.

Oggi in Sicilia molte cose sono cambiate, salvo che i giovani continuano ad emigrare in cerca di lavoro, magari proprio a Malta. Pero’ I “baroni” ci sono sempre. Di baroni latifondisti ne sono rimasti pochi, ma in compenso ci sono quelli universitari e quelli della sanità (pubblica e privata). E’ vero che oggi in parlamento ci sono personaggi provenienti da tutti gli strati sociali, i quali dicono di agire nell’interesse del popolo e del paese; ma è anche vero che i baroni latifondisti di un secolo e mezzo fa, che erano gli unici parlamentari del sud, dicevano esattamente la stessa cosa.

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