UNA FESTA DELLA REPUBBLICA DA NON RICORDARE

di Giuseppe Rochira – Avvocato e Dottore Commercialista

Frecce Tricolore

Diversamente dal 25 aprile scorso, quando a salutare l’altare della Patria è stato solo il Presidente della Repubblica, al 74° compleanno della Repubblica italiana hanno partecipato anche le massime cariche dello Stato, immortalate con regolare mascherina.

Tutto senza alcun entusiasmo. Nessuna parata, nessuna festa, nessuna sfarzosità. Solo lo sfrecciare delle frecce tricolori ha riempito di orgoglio e di colori il cielo di Roma.

Una festa della Repubblica senza precedenti. Una lunga bandiera tricolore distesa tra Piazza del popolo e via del corso portata a mano dai manifestanti del centro destra. Una manifestazione svoltasi silenziosamente e fortunatamente senza incidenti.

Tutto qui.

Anche se la formula politica su cui regge la nostra repubblica è rimasta la stessa, una repubblica parlamentare mai passata a una repubblica presidenziale, federale o altro, negli ultimi mesi un “colpo di mano” costituzionale ci ha fatto credere di essere altrove, essendo stati violati con una serie di D.P.C.M. quasi tutte le norme fondamentali della Costituzione italiana a partire dal diritto alla libertà.

Dall’inizio di quest’anno, il populismo non si è rivelato un mero sfogo, o una manifestazione di disagio, con voglia di mutamento. Ha solo palesato l’assenza di una classe dirigente incapace e incompetente che ha trasformato la protesta in mal governo.

L’attuale populismo si è trasformato in una fase puerile della politica. Confondendosi con l’antipolitica non ha saputo realizzare neanche uno solo degli slogan gridati in campagna elettorale.

Il populismo grezzo arrivato al potere, composto da improvvisatori, trasformisti, venditori di sé stessi, si è comportato e continua a comportarsi come le vecchie cupole di potere. Inculcando paura a tutta la nazione, il Presidente del Consiglio nominato dai populisti ci ha confinato tutti agli arresti domiciliari per diversi mesi.

Ora sembra finalmente essere arrivato il tempo della libertà, sia pure condizionata, giacché dal 3 giugno, l’Italia sembra essere riaperta, anche se non tutte le Regioni hanno gradito questa riapertura.

Ignorando totalmente quanto stabilito dall’art. 120 della Costituzione, secondo cui: “la regione non può…. adottare provvedimenti che ostacolino in qualsiasi modo la libera circolazione delle persone”, alcune Regioni hanno anche minacciato di non aprire ai provenienti dal nord, anche qui ignorando quanto stabilito dall’art. 16 della Costituzione, secondo cui le limitazioni debbono esser disposte per legge (dello Stato) e “in via generale”, cioè senza fare discriminazioni, secondo criteri oggettivi”.

Ma la responsabilità della confusione venutasi a creare è senza dubbio del Governo, che ha compiuto un errore all’origine quando ha deciso di non seguire letteralmente il dettato costituzionale: la profilassi internazionale, infatti, è di competenza esclusiva dello Stato. Tal che tutte le misure di profilassi sono di competenza esclusiva dello Stato, non delle regioni, prive di competenza in tale materia.

Ma la pilatesca decisone del Governo di lasciare aperta la strada alle regioni, e persino ai comuni, ha prodotto i conflitti a cui assistiamo che qualche Procura della repubblica tenterà di risolvere in sede di responsabilità penale.

Una più attenta interpretazione da parte del Governo anche dell’art. 5 della costituzione avrebbe senz’altro evitato confusione. Tale disposizione, infatti, stabilisce che: “la Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali”. Sicché, viene prima di tutto l’unità e indivisibilità della nazione e poi autonomie locali.

Ma nei mesi appena trascorsi, anche la suddetta disposizione è stata dimenticata da tutti giacché abbiamo visto un continuo rincorrersi e negarsi tra Stato, Regioni e Comuni.

Tutto questo nonostante si trattasse di materia sanitaria. Materia cioè per la quale è stato istituito un servizio che è definito dalla legge “nazionale” e denominato, appunto, Servizio sanitario nazionale, che non è né regionale, né statale, ma di tutti. 

Tanta confusione, che ha prodotto tanto danno, che sarà ricordato più del 2 giugno 2020, 74° compleanno della Repubblica Italiana.

Giuseppe Rochira

Una ricorrenza quella del 2 giugno 2020, che sarà ricordata forse perché le più alte cariche dello Stato, allineate dinanzi al Milite Ignoto, indossavano le mascherine. O magari sarà scambiata come seconda festa della liberazione, giacché il successivo 3 giugno il Governo ha concesso a tutti gli italiani la libertà, sia pur condizionata da alcune Regioni.

Una festa della Repubblica da non ricordare o da ricordare con tristezza e con una Costituzione, la più bella del mondo, è sospesa sine die.

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