Elena di Sparta, un rapimento epico

Dalla unione di Leda e Zeus trasformatosi in un cigno pur di averla nacque Elena . Cresciuta da Tindato re di Sparta insieme ai suoi tre fratelli, divenne famosa ben presto come la donna più bella di tutta la Grecia . Essendo praticamente tutti i principi papabili pretendenti per la sua mano, il padre, sotto consiglio di Ulisse, fece sottoscrivere a tutti loro un contratto.

Per non rischiare una guerra a causa della fanciulla, sarebbe stata lei a scegliere con quale principe unirsi in matrimonio, ma se, in futuro, qualcuno avrebbe deciso di rapirla , tutti i principi sarebbero andati in soccorso del marito defraudato per riportare Elena a casa. La scelta della giovane cadde su Menelao, futuro re di Sparta, la sorella Clitemnestra andrà in sposa al fratello, Agamennone, che diventerà re di tutti gli Achei.

Elena e Menelao concepiranno un bambino, Ermione e la coppia vivrà insieme a Sparta fino a quando Paride, figlio di Priamo re di Troia non se ne innamorerà e la porterà con se nella sua città. Da qui parte il racconto reso epico da Omero scrivendo i fatti nei due famosi capolavori della letteratura mondiale, L’ Iliade e l’Odissea. Soffermarci a parlarne qui sarebbe un sacrilegio, quindi mi limiterò a darne brevi accenni.

L’ Iliade racconta gli anteposti, i fatti e la conclusione di quella che fu la guerra che tutto il popolo greco mosse contro Troia, Ilio era infatti il nome greco della città. Situata nell’ attuale Turchia, Troia non aveva mai riscosso molte simpatie dalle altre città stato perché forte, ricca, circondata da possenti invalicabili mura, la descrive Omero, retta da un re saggio Priamo e dalla moglie Ecuba, e protetta dal loro campione, guerriero eccellente, abile domatore di cavalli: Ettore. Paride, riconosciuto dalla coppia reale quando era già grande, abbandonato nel bosco perché alla sua nascita fu profetizzato di ucciderlo perché quel bambino avrebbe portato Troia alla distruzione. E così fu. Durata dodici anni la guerra di Troia è un susseguirsi di colpi di scena, capovolgimenti di fronte, con gli dei tutti che vi partecipano favorendo quando questo schieramento quando l’ altro. Troia sembra avere la meglio, a poco a poco tutti i grandi combattenti periscono: Patroclo, Aiace, Achille, Ettore…solo lo stratagemma del cavallo consente ad Ulisse di varcare le mura della città e consentire all’ esercito greco di distruggerla. Nel 1871 un mercante tedesco appassionato di storia partì, Omero alla mano, scavò e la trovò, le rovine della città data alle fiamme. Così infatti si risolve il conflitto: tesori depredati, città data alle fiamme, Priamo ucciso, bambini gettati dalle mura, così conclude il racconto Enea a Didone sulla morte di Priamo: E se gli dei tutti, alle cose degli uomini non fossero indifferenti, dagli occhi del cielo ne avrebbero pianto.
I sopravvissuti scapperanno, esuli, i greci vittoriosi prenderanno nuovamente il mare e torneranno nelle loro rispettive città, Ulisse ci impiegherà altri 12 anni. Raggiunta alla fine la sua patria, Itaca, la troverà assediata da invasori pronti a prendere il suo posto sul trono. Con diversi stratagemmi li ucciderà ripristinando l’ordine, lascerà la gestione del trono al figlio Telemaco, saluterà la moglie Penelope e prenderà nuovamente la via del mare, perché come gli fa dire Dante nella divina commedia:
“Fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza”.

Emanuele Maria Pinto

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